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Libia, scontri a Tripoli

Sale la tensione in Libia: gli scontri tra milizie rivali a Tripoli hanno costretto il governo di Fayez al-Serraj, sostenuto dalle Nazioni Unite, a proclamare lo stato di emergenza. Sono almeno 47 i morti e 130 feriti, provocati dalle violenze scoppiate la scorsa settimana. Lo ha comunicato il ministero della Sanità libico, secondo quanto riferito dai media locali. Gli scontri sono iniziati quando la Settima Brigata, di stanza a Tarhouna, città a 60 km da Tripoli, ha attaccato alcune aree della zona sud della capitale in mano a milizie che sostengono il governo di concordia nazionale.

Una fonte della sicurezza all’emittente “Libya al-Ahrar” ha riferito di «scontri violenti tra la Settima brigata di Tarhuna e la sicurezza centrale» ad Abu Salim, quartiere alla periferia meridionale di Tripoli, in Libia. La sala operativa del ministero dell’Interno è stata trasferita nella zona di Janzur, considerata più sicura. Lo stessa tv cita testimoni oculari che hanno affermato di aver udito rumori di razzi nella zona Collina Verde che hanno fatto tremare gli edifici.

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