
“Questo piano ha una valenza trasformativa per il Paese: è un piano che serve a fare un salto di qualità alla nostra capacità produttiva e occupazionale, a realizzare una svolta risolutiva per la modernizzazione del Paese”. Lo ha avrebbe detto, a quanto si apprende, il premier Giuseppe Conte concludendo l’incontro con i sindacati sul Recovery Plan.
La riunione è durata quasi tre ore. In videocollegamento per Cgil, Cisl e Uil ci sono i segretari generali, Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Pierpaolo Bombardieri. Partecipano i ministri in presenza Stefano Patuanelli, Paola De Micheli e Riccardo Fraccaro. In videocollegamento Roberto Gualtieri, Nunzia Catalfo e Beppe Provenzano.
Si tratta del primo della serie di incontri con parti sociali, categorie produttive e Regioni sul Recovery Plan.
“Il governo ha gestito una fase molto delicata con grande impegno. Stiamo lavorando per rispondere a lavoratori, imprese e famiglie. Non possiamo perdere tempo: dobbiamo spendere presto e bene i 209 miliardi del Recovery plan, è la nostra unica preoccupazione”. Così il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Riccardo Fraccaro, parlando con i giornalisti fuori Palazzo Chigi, prima dell’inizio del confronto.
“Vi vedo con gran piacere”, ha detto Conte aprendo la riunione, secondo quanto riferito da partecipanti all’incontro. “Grazie per il contributo che avete dato al paese in questi mesi difficili rinunciando anche alla vostre legittime rivendicazioni” ha aggiunto.
Il contributo dei sindacati sarà “valorizzato, perché questo passaggio che faremo con voi ci spingerà a modificare ulteriormente, per quanto necessario e opportuno, questo progetto”, ha sottolinato poi il presidente del Consiglio. “Oggi inizia il confronto con le parti sociali. Un confronto che vogliamo intenso e costruttivo. Abbiamo una versione aggiornata, oggettivamente migliorata, del Piano. Questo Piano deve servirci a liberare il potenziale di crescita dell’economia, a dare impulso alla produttività e all’occupazione”. “E lo dobbiamo fare – ha aggiunto il premier Giuseppe Conte – aumentando la capacità del nostro Paese di affrontare queste sfide e le trasformazioni in atto che riguardano anche le modalità organizzative del mondo del lavoro, rafforzando al contempo anche la coesione sociale”.
“Secondo le prime valutazioni effettuate dal Mef, gli investimenti, gli incentivi e le riforme contenute nel Piano avranno un impatto che nel 2026, l’anno finale del Piano, dovrebbe tradursi in una crescita di 3 punti percentuali più alta rispetto allo scenario a politiche invariate”. Lo avrebbe detto il premier durante il suo incontro con i sindacati. “Ma a noi – ha aggiunto Conte – non interessa solo il Pil. A noi interessa, direi ancor più, che il Piano avrà un impatto positivo anche su tutti gli indicatori di benessere e di sviluppo sostenibile, grazie agli investimenti attivati direttamente e indirettamente, e alle innovazioni tecnologiche introdotte”.